“L’automotive è uno dei tasselli che ancora mancano, l’ho segnalato”. Queste le parole del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli rilasciate il 19 maggio, che suonano come un’ammissione di colpa.
Nel Decreto Rilancio, infatti, non sono arrivate le tanto sospirate – e tanto richieste – misure a supporto della ripartenza del mercato auto, un settore che genera ogni anno per lo Stato quasi 80 miliardi di euro (pari al 20% dell’incasso totale dell’Erario) e in cui sono coinvolti – considerando l’intera filiera – circa 1,2 milioni di lavoratori.
L’ecobonus
Nel Decreto compare solo una misura che prevede l’aumento dell’ecobonus e la detrazione fiscale al 110% delle spese sostenute per l’installazione delle colonnine di ricarica domestiche, a vantaggio quindi degli acquirenti interessati ad auto elettriche e ibride plug-in, biciclette e monopattini elettrici e altre forme di microbolità “green”. Questi, numericamente, rappresentano un segmento ancora troppo ristretto per poter considerare questa proposta del Governo una soluzione per la ripresa del settore.
Il sostegno che manca
Al grido di “il Governo faccia in fretta” si sono esposti a più riprese tutti gli operatori del mercato auto, che combattono ogni giorno non solo con una crisi ecomica e numerica lato vendite (per approfondire il tema leggi l’articolo), ma anche con una profonda trasformazione digitale del settore che investe tutti indistintamente.
I concessionari auto, dal canto loro, stanno valutando ogni strategia che possa stimolare nuovamente la domanda, considerando tutte le difficoltà dei potenziali acquirenti e abbinando alle possibili azioni e promozioni commerciali anche attività di makreting relazionale. Resta comunque la convinzione comune che il Governo debba fare la sua parte, prendendo per mano una filiera che vale il 10% del Pil e che da sola, senza incentivi statali concreti rivolti agli utilizzatori finali, ripartirà a stento col piede giusto.